Quando due bambini molto piccoli litigano per contendersi una palla o un lecca-lecca, non sai mai dove può sfociare il bisticcio. Di solito i grandi stanno a guardare finché non diventa reale il rischio che dalle sgomitate si passi a qualcosa di più serio.
E' un po' quello che sta accadendo sulla scena internazionale dove, dai tempi della Guerra fredda, non si udivano le minacce di scatenare un conflitto nucleare, come quelle che si stanno lanciando a distanza il giovane (forse troppo) dittatore coreano Kim-Jong e il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.
Il fatto più inquietante è che, in questo caso, nessuno interviene per redimere la contesa, sempre più vicina a passare dalle parole ai fatti. Solo dalla Russia di Putin si è levato un monito serio, con l'invito ai due contendenti a darci un taglio, mentre le altre grandi potenze, dalla Cina al Giappone, all'Europa, sembrano più che altro alla finestra. Come quei genitori che assistono alla lite tra i loro bambini convinti che si tratti solo di un momento di collera passeggero e non si accorgono degli oggetti contundenti a portata loro di mano mentre stanno rotolando sul tappeto o nel giardino di casa. Così, quando uno dei due pianta un rastrello sulla testa dell'altro per riprendersi la palla o il lecca lecca, c'è solo da chiamare l'ambulanza.
In realtà il tema vero è capire come si è arrivati a tanto, come è stato possibile che il bizzarro condottiero della Corea Nord sia entrato in possesso di un armamento nucleare tale da consentirgli di minacciare il mondo intero, come fosse il vicino di casa che ha parcheggiato l'auto di fronte al tuo garage. Perché è chiaro che la soluzione di una crisi internazionale di questa portata non può essere lasciata nelle mani del giovane Kim-Jong e dell'altrettanto estroso presidente degli Stati Uniti. Serve un “adulto” che metta fine al bisticcio prima della rastrellata in testa: a chi dei due non è difficile immaginarlo.